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Il mito di pan - Il significato simbolico dell ansia

Ansia Monza

Vorrei in questo articolo soffermarmi a riflettere con voi lettori sul significato profondo dell’ansia, cercando di fornirvi qualche spunto di riflessione, poiché mi trovo quotidianamente ad accogliere sempre più persone che chiedono aiuto per sintomi di tipo ansioso.

L’ansia è il prodotto di un modus vivendi: il nostro stile di vita incide moltissimo, infatti è un disturbo diffuso nei paesi industrializzati, mentre in altre culture non viene rilevata (le problematiche sono di altro genere).

Cos’è l’ansia? la parola ansia deriva dal latino angere che significa “opprimere, chiudere la gola” l’aspetto somatico è presente già nell’etimologia: una delle principali sensazioni è proprio quella del soffocamento, del nodo alla gola. Il nostro ambiente ci fa continuamente delle richieste a cui dobbiamo rispondere, e l’ansia ci viene in aiuto attivandoci a livello somatico e psicologico.

L’ansia è quindi una reazione innata funzionale alla sopravvivenza: è una sgradevole sensazione di malessere che ha la funzione di metterci in azione. È un vero e proprio meccanismo che pone nella condizione di fare qualcosa per raggiungere l’adattamento con una attivazione somatica (aumento del battito cardiaco, tensione muscolare, alterazioni della respirazione, sudorazione…) e psicologica.

Un lieve stato d’ansia è funzionale alla nostra vita: ci permette di avere più energia e aumenta le nostre potenzialità. L’ansia risulta ottimale fino ad un certo livello.

Quando invece ci troviamo in uno stato di allarme in circostanze apparentemente del tutto innocue, allora il livello dell’ansia è andato oltre: è il caso di quando siamo ansiosi durante una normale gita in automobile, mentre stiamo svolgendo il nostro consueto lavoro, quando facciamo la spesa al supermercato o se stiamo semplicemente esprimendo la nostra opinione ad altre persone, oppure se temiamo eccessivamente la presenza di microbi, insetti, o altri animali…

Se l’ansia diviene eccessiva influisce negativamente fino a portare a una vera paralisi.

Chi vive sulla propria pelle la costante sensazione di ansia sa quanto  nello stato ansioso la percezione delle cose è alterata: ciò che fa perdere il contatto con la realtà è la continua tendenza a proiettarsi nel futuro. Il soggetto ansioso non sa stare nel presente, ma vive l’attesa angosciosa di eventi che immagina uguali agli eventi negativi del passato.

L’ansia è infatti una risposta stereotipata e ripetitiva: ossia i comportamenti con cui si manifesta tendono a diventare una sorta di riflesso condizionato che si innesca di fronte alle stesse situazioni o a eventi percepiti a torto o a ragione come simili.

La persona arriva a chiedere aiuto “per sconfiggere l’ansia”, viene vissuta come nemica, come un problema da risolvere. E’ vero l’ansia fa stare male, influenza la quotidianità della propria vita, limita e blocca nelle proprie attività. Talvolta cresce così rapidamente da sfociare in attacchi di panico: caratterizzati da periodi di tempo definiti in cui siamo colti da improvviso ed intenso senso di paura o terrore, spesso associati ad una sensazione di catastrofe imminente. Durante gli attacchi sono presenti anche dei sintomi fisici come: le palpitazioni, il respiro affannoso, dolori toracici. La sensazione è proprio quella di una morte imminente. Attacchi che terrorizzano e paralizzano.

Ma perché l’ansia è venuta a bussare alla nostra porta? Di quale messaggio profondo è portatrice?

In questo spazio vorrei provare a far cambiare prospettiva al lettore ansioso: l’ansia non va considerata come nemica, ma come un messaggio del nostro inconscio: ci sta dicendo qualcosa di noi,  di come stiamo conducendo la nostra vita che non ci fa stare bene, ci dice di prenderci cura di noi, di vivere meglio la nostra vita, di essere più liberi.

L’ansia è come un messaggero che ci porta una lettera importante: o lo ascoltiamo o continuerà a bussare alla nostra porta, dandoci fastidio fino a quando saremo costretti a fare qualcosa. Quando l’ansia e il panico si affacciano, c’è qualcosa dentro di noi, la vita, l’energia, la corrente vitale che cercano spazio per emergere. Diviene allora importante accogliere tale messaggio: cambiare il focus della nostra attenzione. L’obiettivo non deve essere quello di eliminare l’ansia ma chiedersi come sto vivendo? Come sto nella mia vita? Nelle mie relazioni? Forse qualcosa in realtà non mi fa stare così bene. L’ansia diviene il grido di una parte di noi che non sta bene negli schemi che le abbiamo imposto, si sente a disagio, non si riconosce e vorrebbe che la partita della vita fosse giocata diversamente. Allora vediamo come l’ansia e il panico in quest’ottica sembra essere l’ultima chance per ritrovare la nostra vera strada.

Vorrei ora ripercorrere insieme il Mito di Pan, il Dio greco da cui deriva il nome di panico per recuperare insieme tutta la valenza simbolica di questo disagio.

Il termine panico deriva dal nome di pan, dio mitologico delle selve: è il protettore della natura delle sue forze oscure e indomabili e delle sue energie istintive e vitali, dell’eros nella sua forma più spontanea e travolgente. Narra il mito che Pan fosse solito comparire all’improvviso nei boschi o lungo i corsi dei fiumi per spaventare col suo urlo terribile le persone che passavano di lì o che si erano fermate a riposare, provocando in loro il “terror panico”. La particolarità sta nel fatto che l’urlo di Pan arrivasse non di notte, quando all’aperto è normale stare in allerta, bensì di giorno, precisamente a mezzogiorno, quando non ci sono nemmeno le ombre e tutto è perfettamente chiaro. Questo terrore improvviso e inspiegabile, nella mitologia greca serve a tenere gli uomini a contatto con le forze vitali della natura , rappresenta la violenza e l’incontrollabilità delle energie inconsce. Il pericolo non si incontra nella notte, abitata da oscure presenze dalle quali si è preparati a difendersi, ma a mezzogiorno, quando le ombre si annullano nel pieno sole: proprio quando ci si affida solo alla luce della razionalità, quando si usa troppo la testa, pan arriva a ricordarci la nostra natura. Le forze di Pan sono positive: sono le pulsioni vitali nel loro aspetto più spontaneo. Pan è un’esplosione di energia vitale che è stata per troppo tempo rinnegata, tenuta compressa zittita dai compromessi e dalle impostazioni della vita quotidiana.

Da qui, vorrei farvi dedurre come le manifestazioni ansiose colpiscano soprattutto le persone che prediligono primariamente la razionalità e la logica. L’eccesso di vigilanza e controllo sulla propria natura più autentica e primordiale porta all’opposto, al sentirsi in balia di una forza indipendente dalla propria volontà: è una parte profonda che si ribella per essere stata messa da parte e preme di venire alla luce.

Questa parte che urla con l’ansia e il panico ha il diritto di essere ascoltata se vogliamo tornare a stare bene. Apriamole la porta così da farla diventare una nostra risorsa, un messaggero di vita, una lettera che ci porta una verità più profonda su di noi, che ci indica un modo per vivere bene la vita, partendo dal nostro malessere per condurci al benessere.

Viviamo impegnati a fare più cose, a volte proprio per sentire meno il disagio, siamo sempre distratti e ipercontrollati, facendo così, cresce l’ansia.

Spero con tale elaborato riflessivo di aver fornito ai cari lettori degli spunti di riflessione per poter  cambiare prospettiva e iniziare così ad accettare la situazione di disagio e di ansia, sopportando la confusione iniziale che ciò comporta, abbandonando le certezze per preparare un terreno fertile per stare meglio. Percorso non facile, da qui l’importanza di poter chiedere aiuto ad uno  Psicoterapeuta che possa aiutare ad aiutarsi, che accompagna sulla strada della guarigione e sostiene i tentativi di cambiamento verso il benessere.

Iniziamo a chiederci allora: cosa c’è nella nostra vita che non va? Cosa devo trasformare? Cosa devo lasciare? Cosa non esprimo di me….

Questo può essere il primo passo verso il cambiamento.

Dr.ssa Alessandra Cicero
Centro Acacia: Monza


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