Dipendenza da Internet: quando la connessione rende soli

  • Dr.ssa Silvia De Salvo
Dipendenza da Internet Monza

It’s an idea without thought.
How is that possible?
It hasn’t been thought through.
Why is it not a thought?
To qualify as a thought it has to go through thinking.
How do you know this?
My training.
As what?
I am a thinker.
How do you know that?
It comes with being me.

Da Cyberspace di Bollas, C. (2007)

Sempre più spesso incontriamo genitori preoccupati per l’uso (o abuso?) di internet da parte dei loro figli adolescenti. Si tratta di un tema molto ampio che si connota di sfaccettature complesse e approfondimenti clinici recenti, anche in risposta all’aumento di fenomeni come il cyberbulling o il ritiro sociale (hikikomori).

Internet è un mondo ricco di possibilità di crescita, individuale e sociale; gli adolescenti, ma non solo, trascorrono moltissime ore della loro giornata restando connessi, attraverso i social (Facebook, Instagram, Whatsapp ecc.) esprimono i loro pensieri, desideri, aspirazioni e la loro identità reale è intrecciata a quella virtuale.

Differentemente dalle generazioni precedenti, i post-millennials sono i cosiddetti nativi digitali, ovvero sono nati e stanno crescendo in un ambiente permeato da tecnologia e i social media, dove il modo di socializzare tra pari ha subito dei cambiamenti rispetto a quello usato dalle generazioni precedenti. Per chi è cresciuto leggendo e annusando i cari, vecchi libri di carta è difficile comprendere come la vita sociale degli adolescenti di oggi sia costruita in un mondo non concreto, senza confini tra reale e virtuale.

I cambiamenti che solitamente preoccupano maggiormente i genitori sono la difficoltà a parlare con il proprio figlio, che tende a restare in silenzio e ritirarsi in un mondo privato da cui i genitori si sentono messi al bando poiché in difficoltà nel comprenderlo. Talvolta i ragazzi appaiono più tristi, demotivati, trascorrono molte ore chiusi in camera, sembrano non contattabili e, aspetto più allarmante, indifferenti a tutto ciò che li circonda. Sembra impossibile iniziare a parlare la loro lingua, connettersi ai loro pensieri e stati emotivi. Inoltre restano moltissime ore silenziosamente connessi, ovunque: sul PC, sullo smartphone, sul tablet e con i videogiochi.

Quando i bambini crescono, spesso smentiscono l’ideale di figlio adolescente che i genitori hanno costruito nella loro mente e molte volte si sente dire: “Mio figlio? Non mi parla, non lo riconosco più!”. Questo conflitto tra immagini, quella della mente del genitore e quella del figlio reale, favorisce una distanza tra le generazioni poiché non supporta la costruzione di un buon senso di Sé dei ragazzi, i quali, in balia dei cambiamenti nel corpo e nei pensieri, attraversano la fase più difficile della loro vita: la ricerca e costruzione della propria identità.

Se parlare è difficile, si rischia di procedere verso un territorio oscuro, dove l’isolamento e l’introversione colorano di buio ogni giornata. In certi casi internet si caratterizza come un rifugio protettivo e comprensivo. Si tratta di un luogo easy, dove sperimentarsi, giocare e muoversi pur stando sempre chiusi in camera.

Internet fornisce inoltre un bagaglio di informazioni infinito e rapido, da usare come e quando si vuole, sentendosi così senza un limite: onnipotenti. Il mondo social poi è un luogo che può supportare narcisisticamente l’adolescente, il quale può essere più o meno popolare; si pensi ad alcuni parametri come il numero di follower o di like, questi dati sostengono l’autostima dei ragazzi più fragili e così, in questo mondo fatto di complimenti incorporei, qualcuno può sentirsi di valore.

L’Internet Addiction Disorder (IAD) è oggetto di un numero sempre maggiore di approfondimenti scientifici, in particolare in Asia dove è presente in percentuali preoccupanti e dove nascono fenomeni, ormai presenti anche in Occidente, caratterizzati da grave ritiro sociale e definiti hikikomori. Gli studi riscontrano un legame significativo tra alcuni tratti patologici di personalità e la presenza di un vero e proprio disturbo di dipendenza da internet in adolescenza (Xiuqin, H., Med, M., Zhang Huimin, M.B. et al., 2010). Alcuni tratti del disturbo ossessivo compulsivo, ansia, depressione e ideazione paranoide sono presenti nei pazienti con diagnosi IAD e sembrano essere predittivi dell’esordio del disturbo.

La dipendenza da internet è di natura comportamentale poiché in questo caso la sostanza è impalpabile. Sono stati individuati inoltre degli elementi della vita familiare, come lo stile genitoriale, che possono avere effetti sullo sviluppo psicosociale dei figli adolescenti. Uno stile genitoriale inappropriato è strettamente correlato all’Internet Addiction. Invece, uno stile genitoriale autorevole ma non intrusivo, è associato al buono sviluppo sociale e scolastico e a bassi livelli di devianza in adolescenza.

A partire da questi dati oggettivi appare poco funzionale assumere uno stile genitoriale punitivo rispetto all’utilizzo di internet, piuttosto sembra maggiormente valido uno stile accogliente, amorevole e caldo, volto alla ricerca e alla comprensione degli interessi dei figli, anche se appaiono così “superflui” e difficili da comprendere. Ogni tentativo di comprensione è accompagnato da uno sguardo interessato che può favorire l’apertura dell’altro, così il dialogo tra due generazioni, dai vocabolari molto diversi, può diventare possibile e soddisfacente.

In caso di difficoltà relazionali con il proprio figlio adolescente, l’avvio di un percorso psicologico di sostegno alla genitorialità può essere di profondo aiuto. Tuttavia, in caso di diagnosi IAD e come per qualsiasi altra dipendenza, un percorso di psicoterapia individuale ed una presa in carico neuropsichiatrica per l’adolescente, sono passaggi necessari per permetterne la cura.


Riferimenti bibliografici:

  • Bollas, C. (2007), “Cyberspace”. In The Psychoanalytic Review, Vol. 94, n. 1

  • Huang Xiuqin, M.Med.,Zhang Huimin, M.B.,Li Mengchen, Wang Jinan, Zhang Ying, M.B.,and Tao Ran, (2010). “Mental health, personality, and rental rearing styles of adolescents with internet addiction disorder”. In Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking,  Vol. 13, n. 4

Dr.ssa Silvia De Salvo
Centro Acacia: Monza


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